Duomo Santa Maria Assunta di Loreo.

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La Beata Vergine della Carità

Loreo, antica capitale del Delta, ha rappresentato nei secoli un punto di fede importante grazie alla sua Arcipretale, chiesa matrice. Loreo costituisce vicaria foranea della Diocesi di Chioggia ed oltre allo splendido duomo del Longhena accoglie nel suo territorio altre chiese tutte legate alla devozione mariana.

All’interno del duomo di Loreo, vero scrigno di opere d’arte, è possibile pregare una dolcissima immagine mariana posta su di artistico altare, si tratta della Beata Vergine della Carità, immagine particolarmente cara ai loredani ed ai fedeli del territorio.

L’origine devozionale alla Beata Vergine della Carità ha radici antiche e sono ben documentate nei ricchi carteggi editi ed inediti custoditi nell’archivio parrocchiale.

Correva l’anno 1736 e l’immagine mariana si trovava all’interno di una stanza abbandonata nei pressi del Fondaco di Loreo, stanza che era stata utilizzata come scuola ed in un secondo tempo come osteria. L’ immagine annerita dal tempo e dal fumo era conosciuta a Loreo come Madonna della Scuola Granda e qualche fedele era solito pregarla passandole davanti. Fra questi i fratelli Antonio e Francesco Polo, figli di Lorenzo Pietro detto Dan, due giovani pescatori, uno di 17 anni e l’altro di 21, che grazie ai proventi della pesca riescono a provvedere ai bisogni della loro famiglia. Da qualche tempo per loro la pesca non è generosa. Il 26 maggio 1736, festa di San  Filippo Neri e vigilia della Santissima Trinità, sono davanti alla Madonna per le loro preghiere ed incontrano il padre Baldissera Oraschi, priore della chiesa dei Santi Pietro e Monica, al quale confidano le proprie preoccupazioni. I consigli di padre Oraschi vengono subito accolti dai fratelli Polo, che accanto alle loro preghiere esprimono il voto di illuminare l’immagine mariana con una lampada ad olio, che dovrà essere perpetuamente accesa. Nel corso della pesca notturna calano fiduciosi la loro rete in località Cà Grimani, passano pochi minuti e tirando in barca la rete scorgono una raina di “23 libbre”, un pesce enorme che permetterà loro di sfamare la famiglia per giorni e giorni. Temono che la rete possa strapparsi, ma il grande pesce con un guizzo  salta improvvisamente nella barca dei fratelli Polo.

Increduli per questa pesca miracolosa ripensano alle preghiere rivolte a Maria e subito vogano verso Loreo per sciogliere il voto.

Acquistano l’olio e si fanno prestare una lampada da Andrea Corona, che poco lontanto teneva bottega, accendono il lume e lo pongono di fronte al dipinto mariano. Il giorno dopo il lume acceso in quella stanza abbandonata stupisce alcuni fedeli e la notizia del voto sciolto per la pesca miracolosa corre veloce nella comunità e giunge anche all’arciprete Francesco Bonandini, al padre Oraschi ed al podestà Dolfin. Accanto all’evento della pesca miracolosa accadono altri straordinari fatti. Nei documenti ufficiali le deposizioni testimoniali dichiarano che l’immagine annerita dal tempo ha ripreso vivo colore e che più volte Maria è stata vista aprire gli occhi e posare il suo sguardo su chi la stava pregando.

In molti si portano a Loreo  per pregare la sacra immagine recando offerte in cere, denaro ed olio per la lampada. Fra questi le suore di San Francesco di Chioggia, che giunte a Loreo raccolgono un po’ d’olio in un battufolo di cotone per ungere una consorella da tempo inferma, che non aveva potuto recarsi a Loreo. Le note riportano che non appena la suora fu unta con l’olio ottenne una immediata guarigione e dopo quetsto evento aumentò ancora di più il numero di fedeli desiderosi di ottenere grazie speciali. Nelle deposizioni sono citate decine di testimonianze di grazie e guarigioni ed aumentano copiosamente gli ex voto, anche in oro od argento che vengono custoditi da Andrea Corona, dall’arciprete Bonandini e dal deputato anziano Paolo Baston.

L’altare della Madonna

Il processo canonico istituito nella Curia Vescovile di Chioggia raccoglie le testimonianze per certificare la verità di fatti accaduti. L’aumentato arrivo di fedeli a Loreo fa intervenire anche il podestà Pierantonio Dolfin, che in una sua lettera si rivolge alla Signoria spiegando quanto stava accadendo  a Loreo e quanto fosse ormai necessario provvedere a dare maggior risalto  e protezione alla sacra immagine, oltre che offrire un luogo degno per ospitare i devoti, che sempre più numerosi accorrevano. Il Magistrato della Milizia da Mar, nelle persone di Vincenzo Contarini, Zuone Bolani, Lorenzo Corner e Matteo Bragadin, concede alla comunità la facoltà di erigere un oratorio. Ottenuto anche il permesso del Vescovo Benzoni si decide di utilizzare quanto devoluto in offerte ed in doni votivi per recuperare le risorse necessarie. Sorsero però umane questioni sulla proprietà del fondo e l’oratorio non venne costruito, si decise pertanto di erigere un altare all’interno del duomo per traslarvi la sacra immagine di Maria. I lavori per la costruzione dell’altare marmoreo procedettero speditamente e, considerato che era stato speso meno denaro del previsto, si decise di utilizzare quanto rimasto per ornare l’altare di suppellettili d’argento.

La traslazione

Tutto è pronto per collocare il dipinto miracoloso nel nuovo altare ed il vescovo Benzoni dispone che la traslazione avvenga la prima domenica di settembre. I fedeli si preparano spiritualmente con preghiere e predicazioni, che anticipano i giorni della traslazione. L’affresco viene tagliato dal muro della scuola granda  nei primi giorni di settembre e viene trasportato all’interno dell’Oratorio della Santissima Trinità e posto su di un apposito palco per la preghiera dei fedeli, che si stavano preparando all’avvenimento  fissato per il 6 settembre 1739.

Gioia incontenibile per Loreo ed il suo territorio, gioia espressa dal suono a festa delle campane di tutte le chiese, di damaschi, labari ,bandiere e drappi festosi posti alle finestre di in ogni abitazione. Le cronache  sono precise e ci raccontano di tutta la comunità radunata nel duomo con il podestà, i consiglieri, i Deputati e le Magistrature. Raccontano il concentrarsi delle Confraternite e  delle Scuole precedute dai loro labari ed insegne, l’arrivo dei parroci provenienti anche da molto lontano e di moltissimi fedeli che affollano la città. Si forma la processione con la Confraternita di Santa Monica, con la Scuola della Santissima Trinità, di Sant’Andrea Apostolo, del Rosario, del Santissimo Sacramento, il Priore della chiesa di Santa Maria Vergine del Pilastro, i parroci ed il clero. L’affresco miracoloso entra nel duomo fra nuvole d’incenso, portato da dodici confratelli  della Scuola del Santo Rosario fra il canto del Te Deum. L’immagine viene posta sull’altare adornato di marmi e arredi preziosi e con la santa messa si conclude il rito della traslazione permeato di fede e tanta commozione. L’altare allora viene custodito dalla scuola della Beata Vergine della Carità e dalla Confraternita di Sant’Andrea oggi non più presenti. Da allora mai sono mancati i doni a Maria per grazia ricevuta ed il dono dell’olio per la lampada, olio a lungo ricercato per gli ammalati e del quale fu necessario regolarne l’uso da parte  dell’autorità ecclesiastica. Nel tempo il culto alla Beata Vergine della Carità non è mai venuto meno ed in occasione del centenario della traslazione si segnalò un aumento dei casi di guarigione e di grazie ricevute. Il duomo venne eretto a Santuario mariano e nominato il rettore nella persona dell’arciprete pro tempore di Loreo.

L’incoronazione

Dopo circa duecento anni dalla traslazione i fedeli accolsero il desiderio dell’arciprete mons. Angelo Penzo, che si espresse con il voto di vedere incoronata la testa di Maria e del suo figliolo con corone d’oro, un voto rivolto per la fede e che voleva auspicare una protezione ai crepitii della guerra… Ben presto furono raccolti oggetti d’oro e d’argento donati dai fedeli per le sacre corone, che furono commissionate all’orafo cesellatore Sutto di Venezia. La corona di Maria pesava 143,50 grammi ed era adornata di 40 gemme, la corona di Gesù pesava 44,70 grammi ed era adornata di 33 gemme. Il 25 febbraio 1940 i loredani sciolsero il voto dell’incoronazione ed  fra grande accorrer di popolo, con la soddisfazione di mons. Angelo Penzo, il vescovo di Chioggia  Giacinto Ambrosi pose sulle teste di Maria  e Gesù le corone dono dei loredani. Anche per la preparazione di questo avvenimento si svolsero a Loreo predicazioni e momenti di preghiera, ancora molto vive nelle memorie dei più anziani. Una stupenda preghiera alla Beata Vergine della Carità venne allora composta e mons. Vittore Bellemo, raffinato musicista, compose l’Inno alla Madonna della Carità su parole di don Giovanni Lombardo

Le corone originali sono state rubate il 2 novembre 1986. Sono state asportate in pieno giorno da ignoti penetrati in casa canonica, prelevando dalla cassaforte i beni custoditi. Un furto sacrilego al momento ancora impunito.

Dal giorno dell’incoronazione una festa particolarmente sentita si svolge nella data del 25 febbraio, giorno che richiama ogni anno  a Loreo centinaia di fedeli da tutte le parrocchie vicine per le sante messe, che sono celebrate in onore di Maria dal Vescovo e dai parroci nati a Loreo  o che nel tempo hanno svolto parte del loro ministero  a Loreo.  Le cronache  sono generose nel riportare come questo giorno sia particolarmente sentito dai molti fedeli del delta e  come in questa occasione giungano alte personalità ecclesiastiche desiderose di unirsi alla comunità in preghiera per Maria. Fra i tanti è vivo il ricordo del 25 febbraio 1965 con la presenza del Patriarca Cardinal Giovanni Urbani, al quale fu fatto dono delle chiavi della città e della cittadinanza onoraria. In occasione dei grandi festeggiamenti previsti per l’ottantesimo anniversario i fedeli si stavano preparando per la grande celebrazione, che sarebbe stata presieduta dal cardinale decano Giovan Battista Re. Tutto era pronto, ma le improvvise restrizioni da coronavirus hanno impedito lo svolgersi delle feste.

Nonostante le difficoltà dei tempi, grande è ancora la fede mariana che pervade il territorio di Loreo  e nel delta molte sono ancora le manifestazioni di popolo che si manifestano anche con segni esteriori. Piace ricordare come sotto gli antichi portici di Loreo siano collocate  e ben custodite alcune edicole mariane. che vengono tramandate di generazione in generazione, immagini semplici ai quali non mancano mai gli omaggi di semplici fiori o un piccolo lume.

Ancor oggi sono molte le offerte che giungono all’altare di Maria e mai come oggi il titolo di Beata Vergine della Carità è ben rappresentato, infatti all’altare giungono spesso offerte in generi alimentari, che la Caritas distribuisce alle famiglie più fragili, un modo nuovo per rispondere alle emergenze dei tempi.

Lo sguardo amorevole di Maria si posa ancora su quanti si affidano a Lei e le rivolgono una preghiera. Accanto alla dolcissima immagine brilla un piccolo lume ad olio, il voto semplice dei fratelli Polo, poveri pescatori che per primi ricevettero la grazia di Maria. Un lume continuamente alimentato dall’olio donato dai fedeli per le tante grazie ricevute e che brilla incessantemente dal 26 maggio 1736. Per grazia ricevuta.